Carmiano

Carmiano

PIATTI E PRODOTTI TIPICI
MUNICEDDHRE
1 kg di municeddhe;
2-3 foglie di alloro;
1 bicchiere di vino bianco (o rosato);
aglio;
olio extravergine d’oliva q.b;
sale;
peperoncino.

Una volta reperiti gli ingredienti, lavate molto accuratamente le lumache e, prima dell’ultimo risciacquo, aggiungete una manciata di sale fino e lasciatele in acqua per cinque minuti. Risciacquatele sotto l’acqua corrente e mettetele in una ciotola. Nel frattempo, fate soffriggere in una pentola capiente olio e aglio (cipolla per chi preferisce). Aggiungete le lumache ben pulite e sgocciolate e, durante la cottura, aggiungete il sale, il peperoncino e le foglie d’alloro. Fate cuocere a fiamma vivace per 4-5 minuti, poi aggiungete il vino e fatelo sfumare.

PRINCIPALI LUOGHI DI INTERESSE STORICO ARTISTICO E CULTURALE

CAPPELLA “DE SIMONE”
È una delle più belle cappelle dell’agro carmianese. È consacrata alla Madonna di Pompei e sorge nella contrada “Carli”, attigua al giardino “De Simone”, sulla Via Vecchia Campi. Venne costruita nel 1890 a spese del canonico Don Giacomino De Simone, ex insegnante nel Seminario Vescovile e Tesoriere della Cattedrale di Lecce. In questa cappella, venne per lunghissimo tempo celebrata la Messa nei giorni festivi durante la stagione estiva. Era molto frequentata nei giorni di festa, quando i coloni della contrada e quelli delle contrade vicine, dopo aver ascoltato la Messa, si incontravano nel pomeriggio per divertirsi al gioco della “ruzzola”, forma di formaggio duro lanciato con la corda lungo i viottoli di campagna, una delle ultime tradizioni scomparse.

CAPPELLA DEL “TURRISO”
Questa cappella è la più antica di tutte; la costruzione originaria risale, infatti, al XIV secolo. Ubicata in contrada “Turriso”, dista dal paese oltre due chilometri. Fu costruita a suo tempo a spese dei fedeli e dedicata al culto della Madonna di Costantinopoli e più tardi, verso il 1700, a quello di S. Maria di Leuca. In origine vi era un altare di antica fattura con sullo sfondo del muro l’immagine della Madonna dipinta. Restaurata più volte nel corso dei secoli, crollò rovinosamente e definitivamente nel 1960 dopo un violento temporale. Ricostruita nel 1963 , non ha conservato niente del vecchio arredo sacro medievale ad eccezione della consacrazione alla Madonna di Costantinopoli, della posizione verso oriente della campana e della festa annuale denominata “Lu Riu”, che si svolge il giorno di Pasquetta.

CAPPELLA DELLA “CONA”
Questa cappella, che si trova in aperta campagna, è così chiamata perché all’interno della costruzione originaria, che era molto antica e pare risalisse al tempo dell’immigrazione dei monaci basiliani, c’era un’icona (“cona” è infatti un termine dialettale equivalente a icona = immagine sacra). In tempi lontani veniva usata dai viandanti e dagli stessi contadini della contrada come rifugio per ripararsi dalla pioggia. Ricostruita molto più tardi nello stesso luogo, ma in posizione diversa, fu meta, fino alla fine del secolo scorso, di lunghe processioni in occasione di calamità naturali, quali pestilenze, carestie, siccità e alluvioni. È stata restaurata ad opera di benefattori nel 1877 e nel 1928. In occasione dell’ultimo restauro è stato costruito un nuovo altare con un quadro in rame raffigurante Gesù Crocifisso.

CAPPELLA DELLA MADONNA DEL CARMINE
La cappella è piuttosto piccola ed è stata costruita verso il 1880. Sin dalle origini, sull’altare, in un “armadio” di legno con un’anta di vetro posta anteriormente è collocato il simulacro della Vergine del Carmine; la statua oggi visibile è databile al XIX secolo e si presume sia l’originale. Si trova, inoltre, la statua di Sant’Antonio Abate realizzata in pietra leccese “colorata”. Nel tempo la cappella ha subito varie modifiche: l’altare è stato rifatto in pietra, è stata aggiunta una statua in cartapesta di San Francesco d’Assisi databile all’ottocento e, nel 1891, ha subito la modifica più radicale poiché, sopra di essa, è stato impiantato un orologio pubblico. In questa cappella si celebra ancora oggi in occasione della festività della Vergine del Carmine e in quella di Sant’Antonio Abate. In quest’ultima occasione è tradizione accendere il falò nell’area prospiciente il luogo di culto.

OROLOGIO DI MAGLIANO
Sorge nel centro storico di Magliano e risale all’anno 1891 . Il locale sul quale è impiantato è la cappella dedicata alla Madonna del Carmine, sita in via Chiesa Madre. I lavori di decorazione e la cornice del quadrante sono realizzati in pietra leccese.

CAPPELLA DELLA MADONNA DELL’8 SETTEMBRE O CAPPELLA DEL BOSCO
Sorge a circa un chilometro dall’abitato di Magliano in una località anticamente chiamata “Contrada Bosco”. Per questo fu denominata “la Cappella del Bosco” o “la Cappella della Cona”, dal termine greco “icona” (immagine sacra). Volgarmente è detta anche “la Cappella della Madonna di Magliano”, mentre dai residenti viene chiamata “Cappella della Madonna dell’8 settembre”, giorno in cui si svolge la festa in onore di Maria Bambina, protettrice di Magliano. Dalla descrizione fatta in occasione della Visita Pastorale del 1754, si presume che l’altare pervenuto sino a noi sia l’originale. Ha subito però innumerevoli tinteggiature e vari spostamenti. La cappella, crollata per la prima volta totalmente nel 1870 in seguito ad un uragano, fu ricostruita nel medesimo luogo. Nel 1967, divenuta pericolosa per i fedeli a causa delle gravissime lesioni che si erano prodotte nei suoi muri, venne demolita e ricostruita con il contributo dei popolani nello stesso anno. La sua struttura architettonica è molto lineare; ha una porta centrale, una trifora sul frontespizio e due bifore ai lati dell’altare, in alto. L’affresco raffigurante la Natività di Maria che noi oggi vediamo non è l’originale, ma soltanto una copia ad olio su faesite del 1980.

CHIESA DEL CARMINE
La Chiesa del Carmine risale agli inizi dell’800. Fu commissionata da un ricco possidente di Carmiano, il Signor Oronzo Paolo. La sua devozione per la Madonna del Carmine lo spinse a far erigere la Chiesa. Egli fece anche dipingere un quadro con l’effigie della Madonna, che fu collocato sul muro sopra l’altare. Grande desiderio del Signor Oronzo sarebbe stato quello di essere sepolto all’interno della Chiesa. Non potè essere accontentato poiché furono emanate delle leggi che per motivi igienici vietarono la sepoltura nelle chiese. Successivamente, su interessamento del Sacerdote Don Raffaele Ciccarese, la Chiesa fu corredata di una bella statua della Madonna del Carmine, esistente ancora oggi, e fu portata a termine in maniera completa.

CHIESA DELL’IMMACOLATA
In una visita pastorale del 1640 il vescovo Pappacoda racconta l’episodio del ritrovamento dell’icona, nei pressi di un pozzo, tra i ruderi di un’antica edicola votiva. I buoi utilizzati per il trasporto di questo enorme affresco eseguito su un lastrone in pietra leccese, attualmente custodito nell’altare centrale attribuito a G. Zimbalo, si inginocchiarono e rimasero in quella posizione nonostante le frustate inflitte dai loro proprietari. Poiché questo episodio fu interpretato come la volontà espressa dalla Madonna di restare nel luogo dove era stata trovata, fu chiesta l’autorizzazione al Vescovo per edificare la chiesa. La costruzione risale agli anni 1654-1657. Il suo stile architettonico è quello barocco del Seicento. Ha forma rettangolare con l’abside semicircolare. Al centro dell’abside sorge l’Altare Maggiore dalla caratteristica forma di tempietto. Al centro del muro dell’abside, in una nicchia, risalta l’effigie della Madonna Immacolata, rinvenuta in quel posto nel ‘600, probabilmente una delle tante immagini di Madonna trafugate in Oriente a seguito della caduta dell’Impero Bizantino. La chiesa comprende una sola navata ed, oltre all’Altare Maggiore, vi sono altri quattro altari disposti simmetricamente sulle fiancate laterali. Su ciascun altare vi è una tela di buona esecuzione che dà il titolo ad ognuno di essi. Sulle pareti della chiesa vi sono, inoltre, altri sei affreschi racchiusi in medaglioni di stucco dorati che, unitamente all’affresco dell’Altare Maggiore, rappresentano le sette festività della Madonna. Ai lati della porta d’ingresso, in posizione più alta, vi sono due affreschi di discreta fattura. Il frontespizio della chiesa non è in stile barocco come l’interno, ma è semplice e lineare.

CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE
Ultimata nel 1984, è stata consacrata il 24 ottobre dello stesso anno. Ha struttura molto lineare e moderna, con piacevoli giochi chiaroscurali degli stessi volumi. La pianta è molto semplice, a sezione pressappoco esagonale ed ha la superficie di circa seicento metri quadrati. Sul prospetto principale vi sono due grandi pareti in cemento armato che danno alla struttura un valido contributo architettonico. L’Altare, di grandi dimensioni, è realizzato in marmo di Carrara. In alto, sulle pareti, sono collocati artistici finestroni policromi con simboli desunti da Bibbia e Vangeli. Accanto alla chiesa sorge, in una piccola oasi di verde fra il parco giochi dei bambini e l’ingresso alla sagrestia, la statua della Madonna “Redemptoris Mater”, ai cui piedi è posta la così chiamata “Fontana dei 105 zampilli”, benedetta il 9 giugno 1988 dall’Arcivescovo Mons. Mincuzzi. A tergo della chiesa è costruito un campo sportivo per il calcetto o la pallavolo.

CHIESA MATRICE MARIA SS.MA ASSUNTA
La costruzione di questa chiesa è stata ultimata nel 1961. Sorge isolata fra quattro strade su di un suolo di forma rettangolare della superficie di mq. 1780. Ha la forma classica di croce latina e un’area interna che misura circa mille metri quadrati. All’interno, sulle pareti delle navate laterali, ci sono due affreschi raffiguranti le sembianze di San Pietro e di San Paolo che si presume appartengano a un’epoca databile tra il 1500 e il 1600. Le due opere erano collocate nella ex Chiesa Matrice e furono restaurate nel 1962. Imponente e maestosa è poi l’effigie in rilievo di Maria SS.ma Assunta circondata da stuoli di angeli, realizzata sul muro dell’abside, sul cui bordo superiore semicircolare spicca a lettere d’oro un distico in lingua latina.

VECCHIA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Oltre alla piacente forma del suo frontespizio e del campanile, il suo interno ha la classica forma rettangolare e termina con un’abside a semicerchio chiusa da un arco sostenuto da due colonne con capitelli in stile corinzio. All’interno, oltre a due tele del Settecento di un certo valore artistico rappresentanti, “Cristo alla Colonna” e “San Gaetano” e ad una pittura su tavola di antica fattura, raffigurante il “Battesimo di Cristo”, vi è un bellissimo simulacro di San Giovanni. Da molti anni in questa Chiesa non si pratica più il culto perché la Confraternita, nel 1971, decise di far erigere una nuova chiesa in onore di San Giovanni a pochi metri dalla via provinciale per Copertino.

VECCHIA CHIESA MARIA SS.MA ASSUNTA DI MAGLIANO
Non è possibile far rientrare questa chiesa in uno stile ben definito poiché ha subito notevoli modifiche, l’ultima nel 1957-58. Comunque, la semplicità della facciata e dell’interno dell’edificio richiama la sua origine di cappella e ci fa pensare ad una chiesa in stile romanico. Il progetto è molto semplice, le uniche decorazioni si trovano sulla facciata che conserva un delicato rosone con “cancelli lapidei”, una trabeazione appena sporgente sul portale d’ingresso, la chiusura a timpano con le decorazioni a volute ed una croce, il tutto in pietra leccese. Nel 1957-58 furono abbattuti alcuni tratti dei muri e un altare e vennero costruiti nuovi locali. Si procedette, inoltre, alla modifica degli altari posti nel transetto della chiesa. Questi due altari, dedicati uno – quello a sinistra dall’ingresso – alla Madonna del Rosario e l’altro – a destra – al Cuore di Gesù, sono in pietra leccese. Di entrambi non si conosce il periodo di costruzione, ma poiché sono uguali, dovrebbero appartenere ai primi del XIX secolo, quando l’edificio fu completato di tutto. Hanno però dei chiari riferimenti barocchi come putti con le ali, foglie munite che fanno da cornice, volute e così via. L’ Altare del Rosario è sormontato da una tela raffigurante la Vergine col Bambino con S. Domenico e S. Caterina, datata 1919. Nel 1957, sopra l’Altare del Cuore di Gesù, in una nicchia, è stata posta una statua in pietra dipinta. Anche l’Altare Maggiore è stato rifatto “in toto”; questo – posto al centro del transetto – è in marmo di Carrara ed è stato consacrato nel 1957. Il campanile, costruito in conci di tufo, è uno dei pochi resti originali della chiesa.

FRANTOIO SEMI-IPOGEO
Edificato probabilmente fra la seconda metà del secolo XVIII e i primi del secolo XIX , è stato l’unico frantoio attivo nella frazione di Magliano sino al 1945/48 circa. Nel corso degli anni ha avuto diverse superfetazioni che ne hanno cambiato l’aspetto originario. Si compone di un grande ambiente a forma rettangolare, dove un tempo avveniva la trasformazione delle olive in olio, e di altri vani di misura minore, ai lati di esso. Sul lato destro si scorge l’ingresso al frantoio e una scala a rampa retta con lungo corridoio; superata la porta d’ingresso, a destra vi è un ambiente, dove era collocata la cisterna e al termine delle scale, sullo stesso lato, vi sono quattro vani adibiti a deposito di olive e morchia. Osservando l’ampia zona dove si svolgeva la molitura, si possono osservare le pietre molari della vasca, sei piattaforme di alloggiamento dei torchi con tracce di scanalature per la raccolta dell’olio e delle acque fetide, che finivano poi nelle rispettive vasche. Inoltre, una stalla e due zone, di cui una con camino, adibita a cucina, e l’altra per il riposo dei “trappetari”; tre depositi per le olive, uno dei quali è chiuso; nel grande vano, vi sono poi, delle pile in pietra leccese e una lunga mangiatoia posticcia. Tutto il frantoio è stato edificato in conci di tufo e quasi tutti gli ambienti sono coperti di volte a botte. Il lastricato è composto da lastre in pietra leccese, volgarmente dette “chianche”. L’ingresso è scandito da un’apertura con architrave lapidea di dimensione notevole, sul cui architrave è scolpita una croce latina a bassorilievo. Segni verticali incisi nella muratura indicano le giornate lavorative. Sino ai primi anni del 1950 il frantoio è rimasto pressoché isolato sull’attuale via Trappeto; l’espansione degli ultimi decenni lo ha inglobato nel tessuto urbano.

FONTANA MONUMENTALE
La fontana monumentale, denominata volgarmente “la funtana rande” per le sue ragguardevoli dimensioni, rappresenta la storia del Novecento artistico-artigianale carmianese, in quanto costruita da maestranze locali. La prima realizzazione risale al 1922 , anno del completamento dell’Acquedotto Pugliese, quando fu definita “La fontana del Sele”, dal fiume che l’alimentava. La struttura originaria, progettata dallo scultore Antonio Bortone, si sviluppava in forma piramidale e ben proporzionata. Nel 1928 fu effettuato il primo restauro, che la trasformò in un simbolo fascista attraverso l’aggiunta di una scultura bronzea femminile raffigurante l’Italia, che con la mano destra incideva sul ceppo l’epigrafe commemorativa “MCMXXVIII anno della nuova era” mentre con la mano sinistra reggeva il fascio littorio. Qualche anno dopo, trovandosi in condizioni precarie, fu demolita. Nella stessa piazza fu innalzata una nuova fontana alta m 3,95 in onore ai “Caduti in guerra” del 1915/18, come si evince dal bassorilievo bronzeo datato 1931 e realizzato dall’ artista R. Giurgola , raffigurante un’immagine muliebre che rappresenta la patria. La nuova struttura, completamente diversa dalla precedente, è formata da una base quadrata su cui si sviluppano in forma piramidale cinque gradoni in carparo; sul secondo sono inglobate simmetricamente due ampie vasche rivestite da uno strato di cemento. Sul quarto e il quinto, invece, sono state prodotte due superfici concave con simboli del regime ormai scomparsi. Nella parte centrale dell’ultimo gradone si svolgeva un parallelepipedo di marmo bianco, decorato da due teste bronzee leonine dalla cui bocca traboccava l’acqua. Su una delle sue superfici compare l’epigrafe: “l’acqua sgorga copiosa su questa terra feconda e madre di eroi”; sulla faccia opposta, invece, compare: “Carmiano riconoscente ai suoi caduti in guerra del 15/18”. Superiormente si innesta un catino marmoreo del diametro di m 1,30 e profondo m. 0,60. Dopo la caduta del Fascismo, la data commemorativa fu cancellata, i simboli furono rimossi, solo la pala bronzea fu salvata. Come tutti gli italiani, anche i carmianesi sentirono la necessità di rimuovere dalla loro mente il ricordo di quel periodo tragico; allora sentirono la necessità di modificare la fontana monumentale aggiungendo, all’interno della vasca superiore, un prolungamento del parallelepipedo su cui fu posto il simulacro della Madonna Immacolata in preghiera.

MONUMENTO DEI CADUTI
È stato realizzato nel 1998 su progetto dell’ architetto carmianese Maria Grazia Gloria. Di linea moderna alquanto semplice, è delimitato da una recinzione protettiva e contornato da alberi. E’ composto da una quinta architettonica (una parete concava), interrotta da una scala sorretta da tredici piloni. La parete è rivestita in pietra leccese, mentre la scala è realizzata in marmo rosso di Verona. I tredici piloni sopportano un peso che cresce progressivamente (la scala), fino a raggiungere un punto quasi a segnare una direzione, una meta. Essi rappresentano tanti soggetti sopportanti, l’umanità sofferente che tende a costruire, in un percorso fecondo di continua crescita, la sintesi di un ideale.

CASA “G. B. SCALABRINI”
Sorge a circa 700 metri dal centro urbano, nella contrada “Li Sala”, sulla Via Provinciale per Novoli. La vasta tenuta “li Sala” fu donata nel 1947 da Efrem Miglietta, nobile benestante carmianese, insieme alla sorella Maria , alla comunità salesiana “Don Bosco” di Lecce, al fine di far sorgere una scuola ad indirizzo agrario per la gioventù carmianese. La comunità salesiana che si insediò creò invece un collegio per aspiranti al sacerdozio e, nello stesso tempo, un centro di attrazione per la gioventù carmianese con la realizzazione di varie strutture sportive. Dopo il 1970 l’Istituto venne affidato alle cure dei Padri Scalabriniani, la cui attività continua ancora oggi ad essere svolta a vantaggio della gioventù, al fine di promuovere le vocazioni sacerdotali. All’interno del grande edificio sorge una chiesetta di concezione moderna, molto frequentata nei giorni festivi. Grande attrattiva della “Casa Scalabrini” è stato per anni il grande Presepe artistico dotato di effetti meccanici e luminosi di particolare bellezza. Da qualche anno a questa parte è stato sostituito dal “Presepe Vivente”, che viene allestito nel boschetto che fiancheggia l’edificio.

PALAZZO DEI CELESTINI
Il Palazzo, che sorge sulla via provinciale per Lecce, è testimonianza inconfutabile della permanenza dei Padri Celestini a Carmiano, che si insediarono nel 1448. È stato realizzato in varie epoche e presumibilmente il nucleo più antico risale alla prima metà del XIV secolo. La sua imponenza deriva dalle ragguardevoli dimensioni in lunghezza, pari a 45,50 metri, e in altezza, pari a 13 metri. Completamente realizzato in conci di tufo locale, è strutturato in due piani, comprendenti sale grandiose. Il prospetto del Palazzo presenta un’ampia superficie liscia movimentata da diverse porte e finestre ed un ampio portale affiancato ai lati da due nicchie di statue lapidee raffiguranti Santi e incorniciato superiormente da uno stemma della Santa Croce che rappresenta l’ordine dei Celestini. A sinistra del portone Durazzesco, una porta immette all’interno di una chiesetta dedicata a San Donato, ormai spoglia del corredo religioso ma ricca ancora di un altare fregiato da stucchi e marmi di vario colore. La volta a botte dell’androne è completamente decorata da un affresco raffigurante la glorificazione dell’ordine benedettino. In una stanza adiacente alla chiesa compare sul muro un affresco di Madonna col Bambino che sovrasta un’apertura ad un piano interrato. Il piano superiore del Palazzo comprende una serie di stanze comunicanti con ampio e luminoso salone ricoperto da stucchi eleganti che incorniciano le porte di accesso ed alcuni riquadri ormai spogli di tele. Tale bene architettonico, inserito tra gli immobili di particolare pregio del Comune, è stato riconosciuto dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Artistici e Storici della Puglia, di interesse storico e artistico.

PRINCIPALI EVENTI FESTE PATRONALI MERCATI E SAGRE
8 DICEMBRE FESTA DELL’IMMACOLATA

La festa patronale di Carmiano è dedicata a Maria SS.ma Immacolata. I festeggiamenti patronali prevedono una serie di riti preceduti dalla Novena che culminano con la processione partecipatissima e solenne per le vie del paese e la celebrazione della messa nel piazzale antistante la Chiesetta dell’Immacolata, considerata la “bomboniera del paese”, chiesa barocca del 1600 in cui è custodito un affresco della Vergine Immacolata che si presume essere di epoca basiliana.

QUARTA DOMENICA DI OTTOBRE FESTA DI SAN VITO
Celebrata nella giornata della quarta domenica di ottobre e nel lunedì successivo in onore del Compatrono del paese San Vito Martire, istituita più di duecento anni fa per ringraziare il Santo per il raccolto dell’uva nei campi. Momento fondamentale della festa è rappresentato dalla fiera mercato del bestiame e articoli vari.

MARTEDÌ MERCATO SETTIMANALE
PUNTI DI INFORMAZIONE TURISTICA
VIA STAZIONE, 16 PRO LOCO CARMIANO – MAGLIANO
Tel: 338 374 2060
Mail: info@prolococarmianomagliano.it