Osservatorio Confesercenti: giovani imprenditori improvvisati per sfuggire alla disoccupazione.
La disoccupazione giovanile morde, ma i giovani non si arrendono: e per crearsi un posto di lavoro diventano imprenditori.
Nel primo semestre del 2013, 4 nuove attività su 10 di commercio e turismo sono state avviate da under 35. I dati dell’Osservatorio Confesercenti confermano: i settori del commercio, dell’alloggio e della ristorazione turismo si confermano nel loro ruolo di shock absorber della disoccupazione, e di quella giovanile e femminile (le due fasce sociali più sotto occupate) in particolare.
Vita delle imprese sempre più breve: dopo tre anni chiuse più di 3 attività su 10, il 13% cessa in un anno
La crisi che ha investito turismo e distribuzione commerciale – avverte l’Osservatorio – rischia però di rendere precaria anche l’auto-occupazione, accorciando la vita delle imprese: a giugno 2013, ha chiuso i battenti il 32,4% delle attività commerciali avviate nel 2010, mentre nel turismo la quota di chiusure è addirittura del 41,3%.
2013, è ancora profondo rosso: in 8 mesi 32mila chiusure nel commercio e 18mila nel turismo. Se continua così, a fine anno il saldo sarà negativo per quasi 30mila imprese
Complessivamente, nei primi otto mesi dell’anno si registra nel commercio al dettaglio in sede fissa un saldo negativo di 14.246 imprese, a fronte di 18.208 nuove aperture e 32.454 chiusure. Soffrono anche le attività di alloggio e ristorazione, che perdono per sempre 5.111 attività, con 12.623 nuove imprese e 17.734 cessazioni
FOCUS SETTORI: LA CRISI ‘ SVUOTA’ LE CITTÀ DI BAR, RISTORANTI E HOTEL. DRAMMATICO TRACOLLO DELLA MODA
Catering: 112 imprese scomparse nei primi otto mesi Rallenta anche il settore commerciale della ristorazione collettiva che comprende i servizi di banqueting e catering legati a produzione e distribuzione di pasti pronti per la clientela: da gennaio ad agosto si contano, infatti, 112 attività in meno tra ditte specializzate di catering e mense delle scuole e degli ospedali.
Bar: -2.035 esercizi La desertificazione sta cambiando sempre più il volto dei nostri centri urbani, svuotandoli: secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sul Commercio di Confesercenti, nei primi otto mesi del 2013 hanno visto per sempre abbassare le saracinesche ben 2.035 attività commerciali che operano servizio di bar sul territorio nazionale: a fronte di 5.806 iscrizioni, infatti, si sono registrate ben 7.841 cessazioni.
Ristoranti: -2.583 imprese Non si profila certo un futuro migliore per il settore della ristorazione: qui, infatti, si sono spente per sempre le luci di ben 2.583 attività imprenditoriali da inizio anno: a 5.909 iscrizioni hanno corrisposto 8.492 cessazioni a fine agosto. La Campania svetta al primo posto con 289 imprese della ristorazione chiuse per sempre.
Roma Capitale delle chiusure di Bar e ristoranti: 417 attività sparite per sempre da gennaio 2013.Ma è Roma la capitale delle chiusure: da gennaio ad agosto nella città sono spariti per sempre 223 ristoranti, record di saldo negativo fra tutte le città italiane con 300 iscrizioni e ben 523 cessazioni rilevate: quasi due chiusure al giorno. Che sommate al saldo negativo di 194 imprese di servizio bar ci consegnano il record di ben 417 imprese polverizzate fino ad oggi.
Alberghi e alloggi: -371 attività imprenditoriali da gennaio ad agosto. Maglia nera all’Emilia-Romagna In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, hanno per sempre chiuso i battenti ben 371 strutture ricettive: saldo negativo risultante dal confronto tra le 830 iscrizioni e le 1.201 cessazioni registrate fino alle fine del mese di agosto. Questa volta il triste primato lo conquista la regione dell’Emilia Romagna, con 58 imprese scomparse nei primi otto mesi, seguita dalla Campania con un saldo negativo di 51 imprese e la Sicilia che perde 43 imprese del settore alloggio a pari merito con il Trentino Alto Adige/SudTirol in cui il turismo montano rappresenta il motore economico del territorio: anche qui sono state perse per sempre altre 43 imprese ricettive.
Continua il tracollo della moda: una cessazione su 4 nel commercio è un negozio di abbigliamento. La distribuzione moda è il settore che soffre di più la crisi del commercio: nei primi otto mesi hanno aperto solo 3.400 nuove attività nel comparto abbigliamento e tessile, a fronte di 8.162 chiusure, per un saldo negativo di 4762 unità. Praticamente, una cessazione su 4 nell’ambito del commercio al dettaglio è da attribuire a questo comparto.
Desertificazione: continuano a sparire i negozi di vicinato alimentari. Resistono Napoli e Cagliari, fondo classifica per Trento e Bolzano, dove rimangono 5 esercizi specializzati in carni
Intanto, continua il processo di desertificazione urbana, che sta portando alla rapida scomparsa dei negozi di vicinato del dettaglio alimentare dai nostri centri urbani. Prendendo in esame i comuni capoluogo di regione, i dati Confesercenti rivelano che la media di esercizi ogni mille abitanti è scesa sotto l’unità quasi ovunque, con l’eccezione di Napoli, dove si registrano quasi 2 negozi di vicinato alimentari ogni 1000 abitanti e Cagliari, Bari, Firenze, Genova, Palermo e Venezia, con poco più di un negozio ogni mille persone. Maglia nera a Trento e a Bolzano. In quest’ultimo centro, in particolare, rimangono solo 5 negozi di vicinato di carni e 9 di ortofrutta.
Da Internet le uniche notizie positive. In Italia boom di imprese che vendono via web: +24,5% su gennaio 2012. Negli ultimi 20 mesi saldo positivo di 2250 unità, quasi 4 negozi online in più al giorno
Il commercio al dettaglio in sede fissa è ancora alle prese con la crisi, ma i negozi del web continuano a crescere. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, infatti, le imprese di commercio al dettaglio che vendono attraverso internet sono aumentate, negli ultimi 20 mesi, del 24,5%. In particolare, da gennaio 2012 ad agosto 2013, le attività di commercio web sono passate da 9.180 a 11.430: un saldo positivo di 2.250 unità, pari a quattro imprese in più ogni giorno.
Da gennaio 2012 a fine agosto, l’incremento maggiore di imprese sia stato messo a segno nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia, dove si realizza un aumento del 30,8%. Seguono il Nord-Est, che ha visto incrementare il suo stock di imprese di commercio al dettaglio via Web del 24,5%, e le regioni del Centro (+22,7%). Ultimo posto, invece, per il Nord-Est, dove le imprese crescono del 20,4%. E’ da notare, comunque, che quest’ultima macro-regione rimane ancora in testa per numero assoluto di esercizi: 3.330 contro i 3.118 del Sud, in seconda posizione.
Bussoni: “Commercio e turismo settori vitali, ma offrono opportunità e delusioni. Serve cambio di mentalità: senza formazione e informatizzazione, gli imprenditori improvvisati non possono durare”
“Turismo e Commercio, comunque, pur subendo la crisi più dura dal dopoguerra, si confermano tra i settori più vitali dell’imprenditoria italiana”. Così il Segretario Generale di Confesercenti Mauro Bussoni commenta i dati dell’Osservatorio Confesercenti. “L’accorciamento della vita delle imprese, però, è un dato estremamente allarmante, soprattutto se si considera che, fino a pochi anni fa, la vita media delle attività nei due settori era di 14 anni. Si offrono dunque molte opportunità, ma anche molte delusioni: è teoricamente molto facile avviare un’impresa in questi settori, ma è praticamente difficilissimo mantenerla in vita. Occorre cambiare mentalità – avverte Bussoni -: senza internet, senza Pos, senza eCommerce non si può più pensare di sopravvivere a lungo sul mercato. Le nuove imprese devono essere accompagnate nel loro percorso, dobbiamo sostenere le start-up. Per questo giudichiamo molto favorevolmente i voucher per l’informatizzazione e la formazione previsti dal DL Fare: è la strada giusta per sostenere le start-up. Bene anche l’esenzione di imposta sulla cessione di azienda prevista dalla Delega Fiscale. Ma attenti alle contraddizioni: l’imposta sulle sigarette elettroniche, che dovrebbe servire proprio a reperire risorse per l’occupazione giovanile, rischia di uccidere un settore economico di grande peso, che impiega circa 5mila persone, per la grande maggioranza giovani”.
Confesercenti: “ripensare un provvedimento che sta trasformando le vie dello shopping in file di saracinesche abbassate”
“Il commercio è oggi, in Italia, il settore economico più liberalizzato di tutti – spiega in una nota Confesercenti -: gli orari di apertura, ormai, sono no-stop; le autorizzazioni all’esercizio praticamente senza vincoli. Un eccesso di liberalizzazioni che sta cambiando radicalmente il volto delle città, trasformando le vie dello shopping tristi rassegne di saracinesche abbassate e di negozi in affitto. Oltre a questo, la liberalizzazione degli orari di apertura non ha nemmeno sortito gli effetti previsti dal legislatore: non ha infatti aumentato i consumi che nel 2012, primo anno di applicazione del nuovo regime, sono crollati del 4,3%, cui si aggiungerà un’ulteriore flessione del 2% nel 2013. Inoltre, l’intervento non ha – come pure era stato sostenuto – adeguato l’Italia alle normative europee: secondo le nostre rilevazioni, infatti, nessuno dei più importanti Paesi della Ue ha un regime liberalizzato quanto il nostro. Confesercenti ha raccolto 150mila firme per cambiare il provvedimento: il nostro auspicio è che Governo, Parlamento e forze politiche prendano atto della gravità della situazione del commercio e degli effetti esiziali – in termini di imprese e di lavoro – che l’eccesso di liberalizzazioni sta avendo su di esso. La X Commissione della Camera sta esaminando provvedimenti di modifiche a seguito delle proposte presentate da Confesercenti, PD, Movimento 5 Stelle. Ma la proposta formulata dal relatore è deludente, in quanto di fatto non modifica lo status quo. Sembra che tutti vogliano modificare la norma, ma che di fatto non si agisca per cambiarla davvero”.