Novoli
PIATTI E PRODOTTI TIPICI
GNOCCULI DI SANT’ANTONIO
ingredienti per 4 persone
per la pasta
500 g di farina
qb acqua
1 pizzico di sale
Per il condimento
500 g di cernia
1 scorfano
4 calamari
600 g cozze nere
1 spicchio d’aglio
1 ciuffo di prezzemolo
740 ml di passata di pomodoro
1 rametto di origano
qb sale e pepe
qb olio extravergine di oliva
Mettere la farina e fontana su una spianatoia e impastarla con l’acqua e un pizzico di sale, lavorandola fino ad ottenere un impasto omogeneo e abbastanza duro. Farlo riposare per un’oretta. Tagliarlo a pezzi, ricavando per ciascun pezzo un bastoncino sottile, che poi verrà tagliato in tocchetti della grandezza di poco più di un cm. Pizzicare al centro i tocchetti tra pollice e indice e metterli da parte su un panno, cospargendoli di farina perché non si attacchino.
Preparare il condimento: in un tegame far imbiondire l’aglio in 3 cucchiai d’olio extravergine di oliva. Calare nel tegame il pesce, tenendo conto dei relativi tempi di cottura: prima la cernia e i calamari, poi lo scorfano ecc., facendolo cuocere a fiamma bassa. A metà cottura, aggiungere la passata di pomodoro e gli altri odori, salare leggermente e far andare. Qualche minuto prima di terminare la cottura, calare nel sugo le cozze, sgusciate in precedenza, e la loro acqua di cottura. A cottura ultimata, prelevare il pesce dall’intingolo con una schiumarola. Intanto, lessare gli gnocculi in acqua bollente precedentemente salata, scolarli e condirli con la salsa. Porzionarli nei piatti, distribuire su ciascuna porzione il pesce, rifinendo con del pepe nero macinato fresco e del prezzemolo tritato.
PRINCIPALI LUOGHI DI INTERESSE STORICO ARTISTICO E CULTURALE
CHIESA DELL’IMMACOLATA
La più antica chiesa di Novoli e la prima parrocchiale, in quanto tale prima della costruzione della chiesa dedicata a Sant’Andrea Apostolo. Al suo interno si conserva in particolare un importantissimo affresco bizantineggiante, un’icona della Vergine Odegitricia rinvenuta nella Cappella della Mater Dei (come veniva chiamata anticamente) nel 1865, immagine tra l’altro raffigurata per alcuni periodi di tempo sullo stemma cittadino. L’affresco, collocato cronologicamente nei primi decenni del XIV secolo, rappresenta la Madonna con il Bambino con ai lati i monogrammi in lingua greca MP e OY ai lati del volto di Maria, e IC e XC a destra della figura del Bambino (il sovrintendente, architetto Riccardo Mola, lo definì “di pregevole valore”). La cappella risulta importante anche per un altro frammento di affresco rinvenuto nel 1951, raffigurante come figura principale una donna e come secondaria un angelo, entrambi con l’aureola ed il segno della croce in testa. Questo frammento, posizionato sulla facciata esterna del muro sul quale è effigiata la Vergine, è considerato opera della stessa mano anche se meno importante se paragonato al primo. Venne intitolato “Ospitalità di Abramo” (così come documentato nella relazione di una perizia tecnica commissionata dal Mons. Francesco Pellegrino), ma ancora oggi non si conosce con certezza la veridicità del titolo, visto anche diversi studi ancora oggi in corso. Nel 1889 l’Immacolata divenne sede del Terz’Ordine Francescano, il quale nel 1921 contava 765 consorelle, 19 confratelli, 35 novizi ed 8 sacerdoti; oggi appartiene alla Parrocchia Sant’Andrea Apostolo.
CHIESA DELLA MADONNA DEL PANE
Pare sia stata costruita agli inizi del XVII secolo in una località denominata “cuneddha” (dal nome del muretto su cui era affrescata l’immagine della Madonna), anche se ufficialmente è descritta per la prima volta nella Visita Pastorale del 1746. Proprio in quella occasione, infatti, si precisava la chiesa dedicata alla Vergine di Costantinopoli si presentava con una sola navata e tre altari, quello maggiore con una nicchia in pietra con l’immagine della Madonna di Costantinopoli disegnata sul muro e quelli laterali dedicati rispettivamente a San Marco e Sant’Agostino. Fu nel 1853 che la cappella della Madonna di Costantinopoli portò per la prima volta la denominazione “Maria Ss. del Pane”, come evidenziato nei verbali della santa Visita Pastorale che riportavano anche “la necessità di registrare una relazione di tanti fatti prodigiosi scritta dal Rev. D. Vincenzo Tarantini”. I fatti in questione si riferivano alla leggendaria apparizione della Vergine ad una popolana di nome Giovanna avvenuta nel 1707; la Madonna apparve a Giovanna proprio nella località dove fu eretta la cappella (“cuneddha”), per darle quel pane miracoloso che avrebbe debellato una mortale epidemia che imperversava allora nella comunità. Dalla fine dell’800, poi, il titolo Madonna del Pane comparve sempre più spesso, fino a diventare l’unico titolo della Santa Protettrice di Novoli; Fu Mons. Zola (nella S. Visita Pastorale del 1880) a ricordare che il clero di Novoli solennizzava la protettrice la terza domenica di luglio. All’interno della chiesa (in fondo alla navata sinistra) è presente la statua della Vergine, opera dell’artista Luigi Guacci; il simulacro è accolto da un’edicola di marmo dal luglio del 1930, dopo che un incendio sviluppatosi dalla caduta di un cero (26 aprile 1929) distrusse la vecchia statua e danneggiò il tempio.
CHIESA DELLA VERGINE DEL BUON CONSIGLIO
Costruita nel 1842 da Donna Marianna Tarantini e aperta al culto nel 1845, dopo la costruzione della dote. “La Tarantini costituì un legato con la rendita di 8 ducati e 99 grani, derivante dai fondi Valentini e Maria Piccinna”. Il primo dei legatari, che dovevano essere tutti eredi in linea maschile dei Tarantini, fu il nipote Pietro, il quale fra l’altro, doveva festeggiare la Madonna del Buon Consiglio con una novena ed una messa solenne in canto il 26 aprile di ogni anno”. Attualmente la cappella è di proprietà della famiglia.
CHIESA DI SAN BIAGIO
Nel 1883 fu rasa al suolo e ricostruita. Il corpo originario della chiesa fu costruito intorno al 1645, anche se questa verso la fine dell’800 fu ricostruita visto lo stato in cui versava, “rovinata dall’umidità […] sospesa ed abbandonata”. Nel 1883, infatti, i sacerdoti D. Luigi Francioso e D. Salvatore Parlangeli decisero di far radere al suolo quella esistente e ricostruirne un’altra “con mezzi propri e con qualche tenue offerta dei fedeli”, mentre nel 1890 D. Pasquale De Matteis donò una casa da adibirsi a sagrestia. Attualmente la cappella appartiene alla Parrocchia Sant’Andrea Apostolo.
CHIESA DI SAN SALVATORE (OGGI DI SANT’ORONZO)
Fu costruita a forma ottagonale su ispirazione del gesuita Bernardino Realino negli anni settanta del XVI secolo e fatta edificare da Filippo II Mattei, il quale proprio in quegli anni faceva innalzare la Chiesa nuova in via Libertini a Lecce. All’interno della cappella dedicata al santissimo Salvatore, si conserva il pregevole altare lapideo fatto costruire da Alessandro Mattei nel 1704 a Giuseppe Cino (che ha lasciato incise le sue iniziali), noto scultore e decoratore del barocco leccese. Sul muro esterno a sinistra dell’ingresso si intravede una croce detta “l’orologio te li ‘ntichi” poiché secondo un’antica tradizione è una meridiana ideata forse da Frate Lorenzo di S. Maria de Novis, noto come l’autore di una carta geografica di Terra d’Otranto andata perduta. Il tempio, a pochi metri dalla Chiesa Matrice dedicata a Sant’Andrea Apostolo, si presenta con un’ insolita pianta ottagonale e con un’epigrafe latina, sormontata da una croce, sulla porta d’ingresso (“Hoc sacellum/Salvatori et Maria/…Tiarum […]/Dicatum”). Affascinante è la volta “ad ombrello”, che rimanda alla soluzione adottata sull’abside della Chiesa di S.Croce a Lecce. Proprio per tali ragioni la chiesa va assegnata probabilmente alla scuola dell’architetto-scultore leccese Gabriele Riccardi.
CHIESA DI SANT’ ANTONIO ABATE
Il corpo originario della chiesa è anteriore al 1640, anno in cui fu demolita l’angusta fabbrica precedente, per erigerne una nuova grazie alle offerte dei fedeli novolesi;. Tale notizia si ricava dagli archivi della Prima Visita Pastorale di Mons. Luigi Pappacoda, il quale nella ricognizione canonica del 18 maggio 1640 registra la chiesa dedicata al santo Patrono di Novoli come un “olim sacellum, nunc ampliatum” (piccolo tempietto). La nuova chiesa (che poi risulta essere l’attuale, soggetta a parecchie modifiche ed ingrandimenti, oltre che ad opere di restauro negli ultimi anni) fu aperta al pubblico culto nel 1662. Lo stato attuale risale ad un periodo compreso a fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX: l’impianto a tre navate, per esempio, il coro innalzato su disegno di Vincenzo Politi, l’altare del Crocefisso, l’altare maggiore in marmo (fatto arrivare da Napoli dal duca Felice Carignani) e la statua in cartapesta di Sant’Antonio Abate (collocata nell’omonima nicchia all’interno del cappellone in fondo alla navata sinistra) sono frutto dei lavori di modifica conclusi nel 1885. La chiesa divenne parrocchiale il 26 febbraio 1931. La facciata della chiesa, preceduta da una scalinata con annesso piazzale, presenta uno stile neoclassico scandito da quattro paraste con capitelli dorici sovrastate da un timpano triangolare nel mezzo del quale è presente un orologio donato nel 1930 dal rettore Don Carlo Pellegrino. La porta d’ingresso mostra i battenti in bronzo istoriati dai Fratelli Lani, così come gli ingressi delle due navate laterali che sono più basse ed arretrate. Sul lato sinistro, in posizione arretrata rispetto alla facciata, infine, vi è l’alto campanile edificato nel 1937 dall’architetto Cino Mazzotta che riprendere, nella massima semplicità, le linee architettoniche della facciata.
CHIESA DI SANT’ANDREA APOSTOLO
Probabilmente fu eretta verso la metà del 1500, visto che la più antica notizia in cui è riportata è il libro dei battezzati che inizia dal 6 gennaio 1571; proprio a quell’epoca, avendo Novoli raggiunto un migliaio di abitanti, si avvertì il bisogno di erigere un luogo di culto più grande ed accogliente della Chiesa dell’Immacolata. La Chiesa è stata sempre dedicata a S.Andrea Apostolo anche se nei registri parrocchiali viene sempre indicata come chiesa matrice o parrocchiale “Terrae Sanctae Mariae de Novis”. La chiesa parrocchiale (interessata da alcuni anni da una serie di interventi di restauro) si presenta con una facciata a vela, a due ordini raccordati da volute laterali sormontate da angeli; il portale, invece, è fiancheggiato da colonne corinzie che recano scolpita sui capitelli l’aquila ad ali spiegate, motivo che riprende lo stemma dei Mattei. Sullo stesso si notano un finestrone mistilineo ed una statua della Madonna con Bambino affiancata da due angeli. Sulla sinistra della facciata, infine, in posizione arretrata, si erge campanile innalzato nella seconda metà del Settecento, la cui trabeazione è interrotta, così come altri campanili del territorio salentino.
CHIESA DI SANTO STEFANO (OGGI DI SAN GIUSEPPE)
Fu benedetta e dedicata a San Giuseppe il 7 giugno 1885 da Mons. Zola, anche se l’origine è annosa e non molto conosciuta. Già nel 1866 la chiesa, antica e molto piccola (appena 37 palmi di lunghezza e 17 di larghezza) fu interessata da lavori di ampliamento; “i deputati, con il consenso della Curia e del Consiglio Comunale demolirono due altari posti ai lati della porta d’ingresso e ne costituirono uno solo, dedicato alla Vergine delle Grazie, con ai lati i quadri di San Giuseppe e del Crocefisso”. Nel 1880, ancora, fu ampliata dalla Confraternita di San Giuseppe e della Buona Morte, grazie ad un privato che donò il suolo per la sagrestia e al Comune che invece concesse lo spazio per ingrandirla sul davanti. Attualmente la cappella, appartenente alla Parrocchia Sant’Andrea Apostolo, presenta centralmente l’altare maggiore con ai lati, in posizione più avanzata rispetto a questo, due nicchie contenenti i simulacri di San Giuseppe e della Madonna delle Grazie.
CHIESA E CONVENTO – VILLA CONVENTO
Entrambi dedicati alla madonna delle Grazie, furono edificati verso la metà del XVI secolo. La chiesa, coi i suoi sette altari (un altare maggiore e sei minori, dedicati alla Madonna del Rosario, alla Madonna dei Fiori, alla Madonna di Costantinopoli, a Sant’Onofrio, a S. Domenico e alla Circoncisione di Gesù, tutti ornati di affreschi e di quadri), era provvista di un chiostro, un dormitorio di sedici celle, giardino e refettorio. Durante l’occupazione militare, il convento fu ceduto dal Re al Vescovo di Lecce, Mons. Nicola Caputo (1818-1862) che, a sua volta, lo diede in enfiteusi (diritto di godimento perpetuo o della durata non inferiore ai 20 anni) all’Ing Antonio De Pandis, il quale ne modificò la destinazione originaria, suddividendolo dapprima in ville e fattorie e, successivamente, destinandolo a fabbrica di tabacchi orientali.
CHIESA E CONVENTO DEI PADRI PASSIONISTI
L’idea della costruzione di un convento che ospitasse la comunità passionista nacque nel 1876 circa, dopo la missione popolare tenuta dai padri Attanasio, Carlo e Francesco; fu l’arciprete D. Oronzo De Matteis a chiedere la presenza di almeno due padri passionisti all’interno della comunità novolese al padre Generale della Congregazione, il quale rispose che “bisognava trovare un luogo ed abitazione in solitudine che possa servire ad un regolare Ritiro dei Passionisti”. Passò pochissimo tempo, in poco più di trent’anni si edificò il rifugio: la prima pietra della fabbrica progettata dall’ingegnere novolese Francesco Parlangeli fu posta l’8 dicembre 1887 solennemente benedetta da P. Anselmo Religioso Passionista, su un terreno donato dai germani Mazzotta; la grande chiesa in stile gotico fu consacrata dal Vescovo di Lecce Mons. Gennaro Trama il 12 agosto 1906 e venne completata nell’ottobre 1909 con l’opera di edificazione del campanile, su quale venne collocata una “campana grande del peso di quattro quintali benedetta nel 1905 dal vescovo Trama ” posizionata accanto a “quella piccola esistente fin dalla fondazione del convento”. La Chiesa “Cuore Immacolato di Maria” si presenta come uno straordinario gioiello di stile ed arte gotica, inquadrato soprattutto nella facciata dominata dal portale sormontato dal regolare timpano, dalle guglie perfettamente eseguite e dal finestrone circolare ornato di membrature ed intrecci di archi polilobati. All’interno (da notare l’immensa pala con raffigurato il Cuore immacolato di Maria) si presenta con un’unica navata, anche se tre arcate per lato danno l’impressione della presenza di navate laterali occupate da altari (importanti quelli laterali in marmo policromi originali) e confessionali (alcuni riprendono li linee architettoniche della chiesa). La chiesa della comunità passionista, oggi, appare ben diversa dalla sua fondazione visto che nel tempo è stata sottoposta a diverse modifiche ed opere di restauro: si ricorda, in particolare, quelle dirette dall’architetto Cino Mazzotta nel 1968 (anno in cui la comunità novolese accolse le venerate reliquie del fondatore San Paolo della Croce) che modificarono il presbiterio e l’altare centrale e la recentissima opera di restauro del 2005. In quell’occasione, oltre ad importanti opere di consolidamento statico, è stata cambiata l’intera area absidale e sostituito l’altare disegnato dal professor Valeriano Tondo e realizzato dal maestro novolese Franco Spedicato, il quale fu consacrato solennemente da S.E. Arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi il 20 ottobre 2005. In occasione dell’edizione 2006 dei festeggiamenti in onore di San Paolo della Croce la chiesa annessa al Convento dei Padri Passionisti di via Campi ha festeggiato il suo primo centenario.
CHIESA MONASTERO DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
La chiesa di Sant’Onofrio, annessa al convento affidato ai Padri Dominicani, fu fatta costruire nel feudo disabitato di Nubilo (o del convento) nel 1551 da Filippo I Mattei. Con la soppressione degli ordini religiosi sancita nel 1809, poi, i locali passarono al demanio pubblico e gli abitanti del feudo “furono abbandonati a se stessi dal punto di vista religioso e spirituale”. La situazione cambiò molti decenni dopo:il 22 settembre 1922 fu Mons. Trama, resosi conto che “adulti e fanciulli ignoravano le nozioni più elementari in materia di religione”, ad erigere la parrocchia di Maria Ss. del Buon Consiglio e nominare parroco D. Giuseppe De Luca. Così la baronessa Luisa Della Ratta “provvide alla congrua, offrendo il podere denominato Pizzo” e Vincenzo De Pandis donò l’antica chiesa di S.Onofrio, che entrò a far parte della nuova parrocchia. Due sono gli elementi di straordinaria bellezza: il suo portale, su cui sono presenti le armi dei Mattei (assegnato all’architetto scultore leccese Gabriele Riccardi) e l’affresco “Cristo di pietà” presumibilmente di epoca cinquecentesca, conservato ancora all’interno del Convento.
LA COLONNA DELL’OSANNA O SANNÀ
Ennesima testimonianza della presenza del Casato Mattei nel territorio novolese. Si tratta di una colonna in marmo sormontata da un capitello e da una croce “trifogliata” eretta presumibilmente nel 1692. Costituisce un monumento importante, perché è l’ennesima testimonianza della presenza del Casato Mattei nel territorio novolese; sulla colonna, sistemato sul lato sinistro della Chiesa di Sant’Antonio Abate (sull’omonima via), infatti sono rappresentati lo stemma della famiglia fondatore di Novoli, lo stemma del Comune di Santa Maria de Novis, la Madonna di Costantinopoli e Sant’Antonio Abate, quest’ultimi i Santi Patroni della comunità. Attualmente la colonna è stata compromessa a causa di una forte ondata di maltempo che ha investito il Salento il 26 settembre 2006; le forti raffiche di vento hanno danneggiato la particolare croce che, caduta da due metri d’altezza, è andata in frantumi.
PALAZZO BARONALE
Fu edificato agli inizi del XVI secolo dai baroni Mattei, legando così la sua storia alle vicende di questo casato che detenne il territorio per ben due secoli, dal 1520 al 1706. Testimonia sicuramente ciò l’edificazione del castello, fatto costruire da Paolo Mattei proprio in seguito all’impossessamento del feudo novolese; l’edificio divenne, successivamente, sede di una ricca biblioteca ad opera di Alessandro Mattei II noto come “grande umanista e mecenate”, il quale ospitò nel Palazzo Baronale il filosofo e medico di Leverano Girolamo Marciano che si servì della Biblioteca del Conte (“ricchissima di tanti libri che non ha pari nella provincia”) per completare la sua “Descrizione di Terra d’Otranto”. Verso la metà del ‘600 il palazzo fu ampliato e modificato, mentre le ultime trasformazioni furono volute dall’ultimo dei discendenti del Casato Mattei (il pronipote Alessandro III) che fece costruire nel 1700, una passeggiata scoperta nel cortile e la fontana opera di Giuseppe Cino (tutt’ora visibile all’interno del palazzo, al piano superiore). All’interno del castello, infine, sono rimasti agli angoli di una sala, alcuni stemmi di famiglie che hanno soggiornato: Della Torre, Pepoli, Malvezzi. Il quarto è andato perduto.
PALAZZO DELLA CAVALLERIZZA
È descritto nel catasto conciario del 1751. Sul Palazzo sono scolpiti gli stemmi dei Carignani, degli Alfarano-Capece, dei Della Torre e dei Mattei, che si ritrovano nella Chiesa di S. Maria degli Angeli a Lecce. All’interno del palazzo, restaurato recentemente, ha sede (dalla parte di via Matilde) la Saletta della Cultura “Gregorio Vetrugno” (Opificio comunale e sala conferenze).
TEATRO COMUNALE
Teatro comunale Il “progetto d’arte” per la costruzione del teatro comunale di Novoli risale al 15 maggio 1881 e fu stilato dall’ingegner Oronzo Bernardini di Lecce, ingegnere del Comune di Novoli che colto da morte improvvisa non potè nè firmarlo nè mai realizzarlo; per cui gli amministratori dell’epoca decisero di affidarlo all’ingegner Gaetano Capozza, così come evidenziato dalla delibera consiliare del 4 ottobre 1881. L’edificio fu costruito in un’area intermedia, in una posizione strategica tra il centro storico a “ridosso del palazzo baronale Plantera e la nuove vie in costruzione (Via G.B. Longo, Via San Giovanni)”, senza però rispettare il progetto originale del Bernardini (peraltro bocciato e respinto per irregolarità tecniche dall’Ufficio tecnico del Genio Civile). Il Teatro Comunale fu inaugurato nell’ultima decade dell’aprile 1891 con la Compagnia Almirante, riscuotendo diversi consensi di critica. Così annotava l’evento La Gazzetta delle Puglie: “Giorni fa si è inaugurato a Novoli, il Teatrino Comunale colla drammatica Compagnia Almirante, il quale ogni sera fa pienone[…] E siccome il Teatro è scuola di civiltà, così il Teatro di Novoli uno dei pochi in Terra d’Otranto, che abbiano un teatrino così interessante, deve essere lieto del suo avvenire e deve essere grato al signor Celestino Andrioli” (consigliere comunale che nel maggio 1881 propose “l’erezione di un pubblico teatro”). L’edificio, dal punto di vista architettonico ed artistico, costituisce a grandi linee una straordinaria “testimonianza di architettura tardo-neoclassica, con la conformazione interna a staffa con due ordini di palchi e un palcoscenico con quattro camerini per gli artisti”. La sua importanza è data anche dal fatto che, al momento della sua inaugurazione, rappresentava il primo e unico esempio nel Salento di edifico ad emiciclo totalmente isolato, che al suo interno rispecchiava in miniatura la struttura del teatro Paisiello di Lecce. Attualmente il teatro novolese è interessato da grossi lavori di restauro, che riguarderanno sia il consolidamento statico sia alcune sostanziali modifiche che lo renderanno agibile secondo le leggi previste in materia. Il Teatro Comunale di Novoli, inoltre, è inserito, insieme ad altri teatri pugliesi, all’interno del Progetto Transfrontaliero Adriatico Ar.Co nato in attuazione della Misura 2.1 del PO Interreg IIIA Italia – Adriatico, al quale partecipano diverse regioni italiane ed alcuni paesi dell’area adriatico-balcanica (Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia -Montenegro, Macedonia, Albania).
I FRANTOI IPOGEI
Si estendono nell’attuale zona cimitero, un tempo zona fertile, terreno di caccia dei Mattei. Uno dei più importanti ha sede all’interno della Masseria della Corte o Baronale; si tratta di un trappeto cinquecentesco detto “alla calabrese” scavato nella roccia (per alcuni anni è stato il suggestivo scenario del Presepe Vivente). All’interno di questa masseria, inoltre, è presente la “Grotta Lago” scoperta nel 1950 dal Cav. Donato Romano e notevole testimonianza della vita agricolo-pastorale novolese (descritta nell’Apprezzo del 1707). Un altro trappeto ipogeo è ubicato nella frazione di Villa Convento sotto la Masseria Convento e appartiene al dottor Franco Russo. Il frantoio è stato edificato nel 1622, data scolpita anche su una lastra di pietra leccese posta sulla volta a botte ribassata del vanoscala.
PRINCIPALI EVENTI FESTE PATRONALI MERCATI E SAGRE
17 GENNAIO FESTA SANT’ANTONIO ABATE
Tra i tanti fuochi d’inizio inverno, svetta quello di Novoli che, il 17 gennaio, innalza la pira più alta in nome di Sant’Antonio Abate. Una festa dove ricorrono e convergono consuetudini popolari e abitudini contadine. Parte del Patrimonio della Cultura immateriale della Puglia, Sant’Antonio a Novoli è un vero e proprio rituale, partecipato da una platea di spettatori provenienti da tutta la regione. Si comincia a costruire la “fòcara” che raggiunge i 25 m di altezza, sin dai primi giorni di gennaio. Sulla sommità i costruttori portano l’effigie del santo, il quadro realizzato espressamente per il falò, che brucerà insieme alle fascine. La focara viene accesa durante la sera della vigilia e come un cero benedetto, arde tutta la notte. Per tre giorni, tutto il paese è in festa.
TERZA DOMENICA DI LUGLIO FESTA DELLA MADONNA DEL PANE
La festa è dedicata alla Madonna di Costantinopoli e si celebra la terza domenica di luglio. Nel l 1853 alla Vergine, per la prima volta fù attribuita la denominazione di Madonna del Pane, in seguito alla leggendaria apparizione ad una popolana di nome Giovanna, avvenuta un secolo prima. La Vergine avrebbe donato alla donna del pane miracoloso, in grado di debellare una mortale epidemia che stava decimando la comunità. La festa patronale estiva di Novoli è caratterizzata da ben tre processioni e l’esibizione dei concerti bandistici in cassa armonica tra le sfavillanti luminarie.
MERCOLEDÌ MERCATO SETTIMANALE
VENERDÌ MERCATO SETTIMANALE (VILLA CONVENTO)
PUNTI DI INFORMAZIONE TURISTICA
PRO LOCO NOVOLI 3386004879 / 320607040