Otranto

Otranto

PIATTI E PRODOTTI TIPICI
CICIRI E TRIA
Ingredienti per 4 persone
Per la pasta
300 g di semola rimacinata
2 cucchiai di olio evo
160 ml di acqua
Per il condimento
400 g di ceci lessati in acqua e alloro
2 spicchi d’aglio
1 cipolla media
Olio evo
Sale
Peperoncino
Pepe
Olio per friggere

Per la pasta impastare tutti gli ingredienti su una spianatoia, tirare una sfoglia non troppo sottile, ricavare delle tagliatelle, avvolgerle su sé stesse e lasciarle asciugare almeno 1 ora. Nel frattempo soffriggere in un abbondante giro d’olio aglio, cipolla affettata sottilmente e peperoncino. Togliere l’aglio ed aggiungervi i ceci, salare e lasciar insaporire per circa 15 minuti. Friggere in olio di semi 1/3 della pasta, scolare e tenere in caldo. Lessare il resto in acqua bollente salata, scolare ed aggiungere ai ceci. Lasciar insaporire qualche minuto e servire con la pasta fritta, un pizzico di pepe un filo d’olio evo.

PRINCIPALI LUOGHI DI INTERESSE STORICO ARTISTICO E CULTURALE

BASILICA BIZANTINA DI SAN PIETRO
La Chiesa di San Pietro costituisce una preziosa testimonianza del dominio bizantino in Terra d’Otranto, epoca in cui la città divenne sede metropolitana (nel 968) alle dirette dipendenze della sede patriarcale di Costantinopoli. La sua datazione è stata per lungo tempo oggetto di dibattito tra gli studiosi, ma dall’analisi della struttura, degli affreschi e delle iscrizioni in lingua greca, sembra riconducibile al secondo periodo aureo dell’architettura bizantina che si avviò a partire dal IX-X secolo d.C.. Infatti, la pianta quadrata contiene una croce greca inscritta, titpica di questa fase dell’architettura religiosa bizantina. All’interno, tre piccole navate sono sormontate da una cupola centrale, sorretta da quattro colonne. Nelle tre absidi sul fondo si dispongono gli splendidi affreschi in stile bizantino databili dal X al XVI secolo. Le pitture più antiche sono la Lavanda dei piedi, che raffigura il Cristo nimbato nell’atto di sollevare la gamba di S. Pietro, e L’Ultima Cena. Al XIV secolo sono ascrivibili la Natività, la Pentecoste e l’Anastasis (la Resurrezione), mentre all’ultima fase del XVI secolo la Presentazione al Tempio e altre figure di santi.

CAPPELLA DELLA MADONNA DELL’ALTOMARE
La chiesa fu edificata nel Seicento e restaurata nel 1744, come ricorda l’epigrafe posta sulla sobria facciata. L’interno, a navata unica, presenta l’altare dedicato alla titolare. La semplicità dell’edificio non deve trarre in inganno, profonda e di antiche origini è infatti la devozione e l’attaccamento alla Madonna dell’Alto Mare da parte degli Otrantini. L’interno, a navata unica, presenta l’altare dedicato alla Vergine. Tutte le decorazioni richiamano alla tradizione marittima: il pavimento a mosaico è decorato al centro con una stella di tradizione marinara, circondata da nodi Savoia o a otto. Tutti gli arredi, anche l’illuminazione, richiamano ai temi del mare: dal cavalluccio marino al delfino, dall’ancora alla conchiglia, quest’ultima che riunisce una doppia simbologia: legata al mare da una parte, legata all’iconologia della perfezione dall’altra. La prima settimana di settembre, la popolazione rende omaggio alla Madonna con solenni festeggiamenti, conducendo la statua in una suggestiva processione in mare.

CATTEDRALE SANTA MARIA ANNUNZIATA
La Cattedrale, dedicata a Santa Maria Annunziata, fu elevata nel XII secolo sui precedenti insediamenti di epoca messapica, romana e paleocristiana. Consacrata il primo agosto del 1088 dal Legato Pontificio Roffredo, sotto il papato di Urbano II, è la Cattedrale più grande del Salento. La facciata con due spioventi ai lati e due finestre monofore mostra al centro un rosone rinascimentale fatto rifare dall’Arcivescovo Serafino da Squillace all’indomani della liberazione della Città dal dominio turco, durato 300 giorni dal 1480 al 1481, periodo in cui la Cattedrale fu trasformata in moschea. Di forma basilicale con pianta a croce latina (lunga m. 53 e larga m 25) è divisa in tre navate da 14 colonne marmoree con capitelli, abachi ed echini, su cui si elevano archi, possiede un vasto bema e tre absidi semicircolari. Nel 1482, l’abside di destra fu allargata per creare la Cappella dei Martiri di Otranto. Il tetto è a capriate coperto da un soffitto a cassettoni dorati voluto, insieme ad un trionfale arco barocco ed alla disposizione in sette teche di marmo dei resti dei Santi Martiri di Otranto, dall’Arcivescovo Francesco Maria De Aste. Il pavimento musivo, realizzato tra il 1163 e il 1165, sotto il regno di Guglielmo il Malo, commissionato dall’Arcivescovo Gionata reca la firma del presbitero Pantaleone. È l’unico pavimento musivo di epoca normanna rimasto integro in Italia e mostra un gigantesco arbor vitae che costituisce una vera e propria summa medievale tradotta in immagini. Al suo interno si possono osservare figure allegoriche come l’Ascensione al cielo di Alessandro Magno o Re Artù, temi dell’Antico Testamento come la Torre di Babele, il Diluvio Universale, Salomone e la Regina di Saba, un calendario medievale, l’Inferno ed il Paradiso. La Cripta (XI sec.) possiede tre absidi semicircolari e quarantotto campate intervallate da oltre settanta elementi tra colonne, semicolonne e pilastri che reggono il transetto della Cattedrale. La particolarità è nella diversità degli elementi di sostegno, provenienti da edifici antichi e altomedievali, dal vario repertorio figurativo. A destra dell’altare vi è l’affresco della Madonna nera Odegitria.

SANTUARIO DI SANTA MARIA DEI MARTIRI
La chiesa, intitolata anche a San Francesco da Paola, sorge su un’altura che domina la città, il Colle della Minerva. L’edificio, con annesso convento, fu edificato a partire dal 1614, al posto di una preesistente struttura voluta da Alfonso d’Aragona, in ricordo del terribile massacro dei Santi Martiri che qui ebbe luogo. Il 14 agosto del 1480, tre giorni dopo l’occupazione della città, Acmet Pascià, comandante della flotta turca, ordinò che venissero condotti sul colle gli abitanti di sesso maschile con un’età superiore ai quindici anni. Ai prigionieri Acmet propose di rinnegare la fede cristiana e ottenere in cambio la vita. Ottocento uomini si opposero coraggiosamente venendo decapitati, uno ad uno, su un grande masso. La tradizione narra che il primo ad essere giustiziato, Antonio Primaldo, rimase miracolosamente in piedi, senza testa, sino alla fine della macabra esecuzione. Uno dei boia saraceni, Berlabei, rimase così colpito da tale dimostrazione di fede che, gettata via l’arma, si dichiarò cristiano. La sua condanna, atroce, fu di essere impalato. Ancora oggi, lungo la scalinata, si conserva la colonna del suo supplizio. All’interno della chiesa, tra altari e dipinti di pregevole fattura, spicca l’opera di Ludovico Zoppi, datata al XVI secolo, che ritrae l’eccidio dei Martiri.

CASTELLO ARAGONESE
Il Castello, nella sua configurazione iniziale, di fine ‘400, si presentava a forma di quadrilatero (trapezio rettangolo), con ai vertici quattro Rondelle (torri circolari), con quella rivolta verso il mare in posizione più sporgente, come spesso rappresentato nei trattati da Francesco di Giorgio Martini. La configurazione che oggi osserviamo è frutto di costanti modificazioni, che interessarono la fortezza per tutto il ‘500, imposte dalla continua evoluzione e perfezionamento delle armi da fuoco. È delimitato su tutti i lati da un profondo fossato che viene superato all’ingresso con un ponte, oggi con arco in pietra e calpestio in legno, probabilmente in origine di tipo levatoio. Un corridoio stretto immette direttamente nell’atrio del piano terra. Attraversandolo si nota l’ispessimento della facciata realizzato agli inizi del ‘500. Tutti gli ambienti del piano, sviluppati a ridosso delle cortine esterne, a pianta rettangolare o quadrata, si affacciano sul cortile interno e sono coperti da sistemi a volta. All’esterno del quadrilatero originario si sviluppano due ambienti, certamente tra i più rappresentativi dell’intera struttura: le sale triangolare e rettangolare. La sala triangolare fu generata dagli ampliamenti di metà ‘500, quando fu aggiunto all’esterno il bastione tra le due Rondelle. Particolarmente suggestiva è la copertura a volta di questa sala definita dall’intersezione di tre unghie di padiglione in pietra carparo che seguono la particolare forma in pianta del locale. La Cappella al piano terra si presenta parzialmente affrescata e contiene al suo interno varie cornici ed epigrafi, tra le quali quelle della tomba di Donna Teresa De Azevedo, morta il 23 febbraio del 1707, alla quale il marito, Don Francesco de la Serna e Molina, castellano dell’epoca, dedicò una tenerissima epigrafe in cui la indica quale “esempio di pudicizia, dea di bellezza, modello di onestà, prole di eroi spagnoli” . Al di sotto del piano terra si sviluppa un intrigo di cunicoli, gallerie e piccoli ambienti, che definisce il sistema dei “sotterranei” . Si tratta di ambienti di grande valore storico, molto suggestivi, rimasti immodificati sin dalla loro costruzione, risalente al primo impianto di fine ‘400. Solo alcuni percorsi hanno subito, con il perfezionamento delle armi da fuoco, nel ‘500, piccole trasformazioni e ampliamenti. I sotterranei sono il luogo in cui diventa più facile leggere le differenti fasi che hanno caratterizzato la costruzione del Castello: il primo impianto di fine ‘400, le fodere e i rinforzi delle cortine e di alcune rondelle di inizio ‘500, l’aggiunta del bastione triangolare di metà ‘500 e, infine, la realizzazione del puntone verso mare di fine ‘500. Attraverso una scala in pietra coperta e una scala esterna, sempre in pietra, si può raggiungere il ballatoio del primo piano, che garantisce l’ingresso ad una serie di ambienti che ricalcano in grandi linee posizione e impostazione del piano terra. Da questo livello si accede, però, all’interno delle tre rondelle ancora oggi presenti agli spigoli. Nel cuore delle rondelle, protette da una spessa cortina esterna, sono presenti ambienti a pianta circolare, coperti da cupole emisferiche in pietra carparo, in cui erano collocate bombarde e cannoni orientati verso bocche di fuoco comunicanti con l’esterno. Sulle coperture sono presenti i percorsi di ronda, protetti da muri molto spessi con feritoie per la disposizione di cannoniere. Sia sulle cortine esterne che all’interno dell’atrio sono presenti alcuni stemmi araldici di sovrani e nobili, protagonisti della storia del Castello. Particolarmente interessante quello posto sul portone d’ingresso con lo stemma scolpito dell’Imperatore Carlo V. La fortezza è la location del primo romanzo gotico della storia: Il castello di Otranto, di Horace Walpole (1764).

BORGO ANTICO
È emozionante camminare sull’antico lastricato fatto di pietre vive nel borgo antico di Otranto, Sito Messaggero di Pace Unesco. Corso Garibaldi rappresenta l’arteria commerciale del paese. Vanta, infatti, la presenza di innumerevoli negozietti, aperti fino a tarda serata, nei quali si può trovare di tutto: souvenir, oggettistica locale e non, cartoline, abbigliamento, ecc. Più avanti, Piazza del Popolo dove si può notare la “Torre dell’orologio”, edificata nel 1799 e impreziosita dallo stemma cittadino. Successivamente, tra localini e bar, si giunge a “Porta a Mare”, attraverso la quale, percorrendo una lunga scalinata in legno, si arriva al porto. Il centro storico di Otranto si snoda attraverso una fitta rete di stradine nelle quali si possono ammirare costruzioni antiche risalenti a varie epoche. Sul mare, poi, si erge il Bastione dei Pelasgi da dove si può scorgere uno splendido panorama del porto. Nel cuore del borgo antico, trova la sua dimora la basilica di S. Pietro e, nella zona più alta, vi sono la Cattedrale, Torre Matta, il Castello Aragonese. Vicino ai portoni di alcune case, site tra le suggestive viuzze, si possono scorgere delle grosse palle di granito, catapultate dalle bombarde saracene nel 1480. Giacciono lì da tempo immemore quasi a ricordarci la tragedia che colpì gli otrantini.

IPOGEO DI TORRE PINTA
Essa rappresenta un esempio di torre colombaia, edificata su un insediamento di epoca precedente, forse cristiano, data la pianta a croce latina regolare. I tre bracci corti della croce sono orientati a Ovest, a Est e a Sud, mentre la buia galleria, lunga 33 metri, che corrisponde al braccio lungo della croce, è orientata verso Nord. Tutte le nicchie e l’ampio corridoio dal basso soffitto, presentano profonde incisioni provocate dalle unghie dei colombi. Se si osserva con più meticolosità, si noteranno alcuni particolari che rimandano direttamente alla cultura messapica: un forno utilizzato per la cremazione o per i sacrifici, centinaia di cavità adoperate come urne cinerarie e un sedile in pietra collocato lungo le pareti, utilizzato da questo popolo, secondo la loro usanza, per deporre i defunti seduti. L’origine messapica di tale struttura costituisce oggi l’ipotesi più accreditata. La scoperta di questo ipogeo, avvenuta nell’agosto del 1976, è attribuita all’architetto milanese Antonio Susini, il quale affermò con certezza che le numerose cellette esistenti ospitavano piccioni, allevati dai proprietari della vicina masseria. La posizione strategica del sito conferma la supposizione che si trattasse di colombi viaggiatori, al servizio del comando militare borbonico di presidio in Terra d’Otranto. “Avessimo trovato un vaso, una moneta, un’incisione”, affermò Susini. “Invece nulla. Un fatto incredibile, tanto più se si pensa che le centinaia di nicchie scavate in ordini sovrapposti lungo tutte le pareti e nella volta debbono aver custodito altrettante urne cinerarie”. Se ci si sofferma a studiarne tutte le particolarità, si noterà certamente che i loculi originari arrivano fino alla volta. Se ne aprono poi altri, più recenti. La torre vera e propria risale al Medioevo, ma ha subìto successivi rifacimenti. Tale parte è sicuramente quella meno antica ed è caratterizzata da guglie orientali di ispirazione saracena, sulle quali, in passato, furono collocate le palle turche.

TORRE ALFONSINA E MURA ANTICHE
Si tratta della porta principale della città aragonese, che, collocata in posizione contrapposta al Castello, recuperava probabilmente l’ingresso alla cittadella di epoca medievale e forse anche messapica, come si evince da alcuni resti, inglobati all’interno della galleria, nella zona centrale. Nella prima configurazione, alla fine del ‘400, risultava composta da due mezze torri affiancate, con la porta al centro ed un percorso per raggiungerla, scoperto superiormente. Anteriormente era protetta da un rivellino triangolare e da un fossato superabile attraverso un ponte levatoio. Le due mezze Rondelle hanno caratteristiche simili a quelle angolari del circuito fortificato, come la Duchesca, con una prima parte a parete verticale, oggi nascosta dal riempimento del vecchio fossato (il toro marcapiano infatti è posto al livello del pavimento della piazza), una seconda a scarpa, separata con un toro da una terza porzione a parete verticale, dalla quale sporge il coronamento superiore sorretto da beccatelli e archetti ciechi. Anche porta Alfonsina, come le altre Rondelle, nella sua configurazione iniziale, di fine ‘400, si presentava con la parte superiore più bassa e definita da merli con feritoie per gli archi e balestre. Tutto ciò è ancora percepibile osservando le finestrelle esistenti, originariamente vuoti tra due merli consecutivi. Agli inizi del ‘500, quando si operò la sua sopraelevazione fu coperto lo spazio anteriore tra le due torri con una volta a botte, chiusa in facciata da un arco a tre centri. Alcune archibugiere a foro tondo denunciano la presenza di ambienti interni un tempo indispensabili per la difesa radente, oggi accessibili solo in una delle due torri. Sulla facciata principale è presente l’epigrafe “ALFONSINA” che ne attesta la dedica ad Alfonso I , padre di re Ferrante, o al figlio Alfonso II. Sull’altro lato dell’ingresso è presente una seconda epigrafe che recita SIT VIRGO MATER FORTITUDO MEA (Sia la Vergine Madre la mia fortezza). Osservando il monumento sembra evidente che alcuni disegni del Codice Magliabechiano del Maestro senese Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) siano stati alla base del progetto otrantino. Il Bacile di Castiglione dà notizia dell’esistenza di una iscrizione, posta sull’arco della porta, riportante: ” FERDINANDUS REX DIVI ALPHONSI FILIUS DIVI FERDINANDI NEPOS ARAGONIUS PORTAS MUROS AC TURRES POST RECEPTUM A TURCIS OPPIDUM SUO REG. STIPENDIO E FUNDAMENTIS FACINDUM CURAVIT”; TRADUZIONE: Re Ferdinando d’Aragona, figlio del divino Alfonso, nipote del divino Ferdinando, dopo aver riconquistato la città dai Turchi, curò la costruzione dalle fondamenta di porte, mura, e torri, con il suo regio stipendio.

TORRE CAMPANARIA
La torre fu edificata nel XII secolo, in epoca normanna, accanto alla Cattedrale con la funzione di torre campanaria. La monumentale struttura è a pianta quadrata, con un robusto alzato ingentilito da quattro finestre con arco a tutto sesto e da cornici, listelli e mensole che decorano l’esterno. I materiali impiegati nella costruzione sono il carparo e il calcare bianco compatto, materiali tipici del territorio salentino. Le numerose campane bronzee, di cui è dotata la torre, furono fuse nel corso dei secoli per volontà di committenti ecclesiastici diversi. Secondo una lunga e consolidata tradizione le prime campane bronzee furono donate ad Otranto ben prima dell’edificazione della torre da San Paolino da Nola.

TORRE DELL’OROLOGIO
Ristrutturata di recente, la Torre dell’Orologio è un monumento cittadino a cui tutti sono affezionati, che domina Piazza del Popolo. Un intervento finanziato in parte anche con un contributo della Fondazione Caripuglia. La Torre è stata edificata nel 1799 e impreziosita dallo stemma cittadino. Un monumento storico ai cui piedi, nella piccola piazzetta, si sono incontrate generazioni di otrantini, e dove oggi, soprattutto nel periodo estivo, scorre un fiume di turisti.

TORRE MATTA
La torre è collocata nella parte di bastione verso mare presente sul lato sud della cortina e prospiciente il porto. Anche la cortina muraria esterna della struttura è stata oggetto in tempi recenti di lavori di restauro e recupero. A seguito della guerra del 1480 l’intera cortina muraria medievale di Otranto fu devastata e rasa al suolo. Dopo la liberazione della città, nel 1481, fu avviato un grande cantiere di ricostruzione della cinta muraria. Nella prima fase di rinnovamento vennero utilizzate delle torri cilindriche (rondelle). In una seconda fase, le strutture divennero più simili a vere e proprie casamatte e l’originaria rondella venne sostituita dal puntone più efficace nella logica del tiro difensivo di tipo radente, preso atto che nella forma circolare della rondella esisteva un punto debole rappresentato dalla generatrice mediana della torre. Otranto vive, nella sua cinta muraria, questa evoluzione tecnica importante, tant’è che nei primi anni del 1500 le originarie rondelle sul lato mare vengono tutte rivestite con cortine murarie idonee a farne puntoni. In particolare, proprio la Torre Matta cilindrica della prima fase fu inglobata all’interno di un bastione quadrangolare nel ‘500, al fine di migliorare l’efficienza balistica dell’intero sistema difensivo. Dal vano superiore si accede direttamente ad un ambiente a tutt’altezza, che rappresenta la chiusura della cortina muraria attorno alla torre cilindrica originaria. Della torre originaria si intravede la parte cilindrica sporgente con una serie di bellissimi beccatelli decorati con motivi tipici dell’epoca. All’interno di questo spazio era presente una grande quantità di detriti e materiale da riporto, riversato in epoca storica. All’esterno del torrione è presente la porta di accesso originaria, anch’essa totalmente colma di materiale da riporto all’avvio dei lavori. Gli ambienti ora sono perfettamente idonei per ospitare mostre, convegni, incontri, in sinergia anche con le attività previste nel vicino Castello Aragonese. Il progetto è finanziato con fondi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

MUSEO DIOCESANO PALAZZO LOPEZ

Il palazzo fu edificato, al tempo del dominio spagnolo, dalla nobile famiglia Lopez. Al nucleo più antico, costituito dalla cinquecentesca casa-torre, nel XVII secolo venne addossato un più ampio corpo di fabbrica, a completare la dimora signorile. Dal 1992, per volontà di monsignor Vincenzo Franco, l’edificio ospita il Museo Diocesano. All’interno è possibile ammirare splendide opere ed elementi architettonici provenienti dalla cattedrale di Otranto e dalle chiese parrocchiali appartenenti alla diocesi locale. I tre piani dell’edificio ospitano sezioni dedicate alla scultura, alla pittura e agli arredi e strumenti liturgici. Tra le opere di maggior pregio, un monumentale fonte battesimale del XVI secolo, attribuito alla bottega del celebre scultore salentino Gabriele Riccardi, ornato da lastre a rilievo raffiguranti scene dell’Antico e Nuovo testamento; i frammenti di un mosaico pavimentale, ascrivibile al IV-V secolo, rinvenuto sotto il pavimento della cattedrale nel corso dei lavori di ristrutturazione; vari strumenti liturgici di grande valore e raffinata fattura.

PRINCIPALI EVENTI FESTE PATRONALI MERCATI E SAGRE
2 APRILE E TERZA O QUARTA DOMENICA DI MAGGIO FESTA SAN FRANCESCO DA PAOLA
Il 2 aprile è la solennità religiosa, ma la festa si celebra la terza o la quarta domenica di maggio, una data che varia di anno in anno. Nella giornata di domenica c’è la festa dedicata al Santo con la processione, qui, riprendendo un antico rito che risale al 1600, il sindaco di Otranto consegna la chiave della città al santo, quella stessa chiave che il podestà dell’epoca consegnò all’arrivo in città della pregevole statua in legno.

14 AGOSTO FESTA DEI SANTI MARTIRI DI OTRANTO
La festa dei Santi Martiri di Otranto inizia il 31 luglio con l’esposizione dell’urna dei resti dei martiri nella Cattedrale. Il 13 agosto è la giornata dedicata alla commemorazione civile dell’eccidio di Otranto. Nel pomeriggio del 14 agosto si svolge la processione con l’urna contenente le reliquie dei Santi Martiri, trasportate per le vie della città dai sacerdoti della diocesi idruntina. Le luminarie e le bancarelle pervadono le vie della città creando un’atmosfera festosa, attesissimo è lo spettacolo pirotecnico sul mare a fine festa.
PRIMA DOMENICA DI SETTEMBRE FESTA DELLA MADONNA DELL’ALTOMARE
Nella prima domenica di settembre, Otranto dedica una festa alla Madonna dell’Altomare. La chiesa della Madonna dell’Altomare diventa quel giorno centro spirituale e di identità dell’intera comunità. Sono i pescatori di Otranto ad accompagnare la statua della Vergine, nel piazzale suddetto per la celebrazione della Messa e dopo al “Fascio” per l’imbarcazione. La processione a mare traghetta il simulacro della Madonna nella baia otrantina. Il peschereccio che accoglie la venerata statua in cartapesta viene scortato da alcuni marinai, ai quali, tra l’altro, viene affidata la corona che verrà gettata in mare in memoria di tutte le sue vittime.
3° DOMENICA DEL MESE MERCATO OPERE DEL PROPRIO INGEGNO
MERCOLEDÌ MERCATO SETTIMANALE
1° DOMENICA DEL MESE MERCATO DELL’ANTIQUARIATO

PUNTI DI INFORMAZIONE TURISTICA
VIA BASILICA SNC INFO POINT OTRANTO CASTELLO
0836 210094
0836 210407
turismo@comune.otranto.le.it

VIA DEL PORTO – PIAZZA DELL’UMANITÀ MIGRANTE
INFO POINT OTRANTO PORTO
0836 801436
turismo@comune.otranto.le.it